SINDROME DELL' OVAIO POLICISTICO

Colpendo circa il 10% delle donne, la sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) rappresenta il disturbo endocrino più comune in età fertile.

La causa iniziale non è nota, ma si pensa possa esservi una certa predisposizione genetica di base su cui successivamente intervengono altri fattori cosiddetti "ambientali" (fattori dietetici, infezioni virali, tossici ambientali, inquinamento ecc.).

Alla base del disturbo vi è una resistenza dei tessuti all'insulina (l'ormone prodotto e secreto dal pancreas per il metabolismo degli zuccheri) che determina un'iperinsulinemia compensatoria e questa, a sua volta, è la responsabile degli effetti sull'ovaio, dell'eccessiva produzione di ormoni maschili, e delle alterazioni del metabolismo generale che caratterizzano la malattia.

I sintomi più comuni sono l'acne, l'irsutismo (cioè la crescita eccessiva di peli in zone del corpo generalmente glabre nella donna), alterazioni del ciclo mestruale (solitamente mestruazioni "ritardate", ogni 40 o più giorni, fino anche all'assenza di mestruazioni per alcuni mesi), ridotta crescita, fino alla perdita dei capelli e una certa tendenza ad "ingrassare" (nonostante diete alimentari ed esercizio fisico). 

Non vi è una chiara relazione tra PCOS e infertilità.

Una caratteristica della sindrome è però l'anovularietà. Le donne con questo problema non ovulano necessariamente ogni mese come invece dovrebbe avvenire normalmente. 

E' chiaro come in mancanza di ovulazione non possa avvenire il concepimento... ma l'anovulazione non è costante ogni mese e non è pertanto prevedibile.  

L'anamnesi, cioè la raccolta attenta delle informazioni fornite dalla donna, può già da sola indirizzare verso la diagnosi di ovaio policistico o meno. Un'attenta visita medica poi, con l'ispezione delle varie superfici corporee, l'analisi ad esempio della distribuzione dei peli e del grasso corporei possono confermare o meno l'ipotesi diagnostica.

Certamente è l'ecografia pelvica, preferibilmente eseguita per via trans-vaginale, che permette in molti casi di porre definitivamente la diagnosi di ovaio policistico. In questi casi, infatti, le ovaie hanno un aspetto caratteristico, con una moltitudine di piccole "cisti" stipate tra loro nella periferia dell'organo, da cui il nome della malattia.

In alcuni casi si deve fare ricorso a degli esami del sangue (dosaggio degli ormoni androgeni ovarici e surrenalici, dosaggio glicemico ed insulinemico dopo carico orale di glucosio e altri) che possono aiutare a meglio inquadrare l'entità del problema.

La terapia dovrebbe essere personalizzata alle problematiche della singola donna e, comunque, sempre finalizzata alla risoluzione quanto più definitiva del problema di base.

La "pillola", ossia il comune anticoncezionale estroprogestinico, è un ottimo rimedio per il controllo dei sintomi della malattia. Non cura però le cause.

L' approccio terapeutico ottimale alla malattia dovrebbe essere mirato alla risoluzione rapida dei sintomi (che può prevedere l'impiego di una pillola anticoncezionale, l'utilizzo di farmaci anti-androgeni specifici o di induttori dell'ovulazione e altro) e la contemporanea instaurazione di un trattamento a lungo termine per il ripristino del normale equilibrio endocrino-metabolico dell'organismo.

Altrettanto importante è l'adozione di un regime dietetico specifico e lo svolgimento di attività fisica aerobica regolare.